Lao Tzu

" Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare."

Buddha

Chiesero: "Qual è la cosa migliore da possedere?".

"Che cosa dà la vera felicità?"

"Qual è la più dolce tra le dolcezze?"

"Qual è il modo più piacevole di vivere?".

Il Buddha rispose:

"La fede è la cosa migliore che si possa possedere".

"Seguire la Via dà la vera felicità".

"La verità è la più dolce tra le dolcezze".

"La pratica dell'introspezione è il modo più piacevole di vivere".

 

Approfondire lo Yoga

Chi si accosta allo yoga può sentire l'esigenza di approfondire la conoscenza di esso attraverso lo studio di testi autorevoli. Essi ci forniranno una solida base teorica che guiderà i nostri passi nel lungo cammino della vita. A questo proposito ecco di seguito il titolo di un testo importante per chi aspira alla realizzazione di sé attraverso il rajā yoga di Patanjali. E' la traduzione integrale degli Yoga Sutra, commentati dal cuore vibrante di Raphael, saggio del nostro tempo, ma che in realtà vive nel senza tempo.

La via regale della realizzazione: Yogadarśana

Lo yoga si rivolge essenzialmente a coloro che, per esperienza diretta, per intuizione superconscia, per fede nel principio di trascendenza, per maturità coscienziale, per sete di ricerca della verità, ecc., possono sentire la “chiamata” alla comprensione di sé. Lo yoga è la scienza del conoscersi per Essere.

Lo yoga porta l’ente a ritrovarsi unità, mentre l’individuo in genere è molteplicità, dicotomia, conflittualità. Nel suo vivere tra pensiero e azione vi è sempre contraddizione, spesso opposizione; la coscienza viene lacerata dall’irrequietezza delle energie psico-fisiche causando anche stati paranoici e nevrosi di varia natura.
(La via regale della realizzazione- Yogadarśana- Raphael- Ed.Āśramvidyā).

Gli involucri del Sè

Il Sé, l’Ātman o nostra reale natura, si manifesta attraverso tre corpi, che possiamo classificare secondo il grado di vibrazione dell’energia in essi attiva, in:
1.corpo fisico o grossolano (sthūlaśarīra)
2.corpo sottile (sūksmaśarīra)
3.corpo causale (prājña)
A loro volta questi corpi sono costituiti da cinque guaine o involucri, che si interpenetrano, si intrecciano e agiscono l’uno sull’altro poiché sono campi energetici in movimento. La definizione delle Upanishad è pañcakośa (cinque guaine). A partire dall’involucro più esterno abbiamo:
1.annamayakośa
2.prānamayakośa
3.manomayakośa
4.vijñānamayakośa
5.ānandamayakośa

L’involucro più esterno del Sè è Annamayakośa che significa “involucro fatto di cibo” e corrisponde al corpo grossolano, il quale è costituito appunto da ciò di cui ci nutriamo e che viene elaborato, trasformato e assimilato. Questo corpo è soggetto alla nascita, alla crescita, al decadimento e alla morte. Se l’individuo si identifica a questo corpo, che è solo uno strumento del Sé, non può che subirne le conseguenze cedendo alla paura e al suo credersi mortale.

Il secondo involucro è Prānamayakośa o guaina fatta di prāna (energia vitale). E’ l’insieme delle energie sottili che tengono in vita il corpo grossolano. E’ percorso da innumerevoli canali (nādi) che distribuiscono l’energia in tutto il corpo e permettono il naturale funzionamento fisiologico e mentale dell’uomo. E’ la sede dei sette centri o cakra che sono “ruote di energia” esprimenti vari livelli o stati di coscienza e in corrispondenza con diverse funzioni fisiche e mentali dell’uomo.


La sillaba sacra: OM

La sillaba mistica OM costituisce l’essenza, il “seme” (bīja) di ogni preghiera. E’la principale formula di preghiera dell’induismo. E’ detta anche Pranava cioè che risuona o il suono per eccellenza e Aksara cioè imperituro, infatti nelle Upanisad è identificata con l’Assoluto.

Questa sacra sillaba fa parte di tutti i Mantra (formule o parole sacre). Il simbolo grafico che la rappresenta in sanscrito è ugualmente considerato in tutta l’India come particolarmente sacro. E’ il simbolo della Totalità e, nello stesso tempo, dell’Unità Assoluta che la trascende.

E’ il simbolo onnicomprensivo di tutti i suoni e dello stesso Silenzio quale Coscienza onnipervadente.

Nella Chāndogya Upanisad (II, 23, 4) si afferma che “ la sillaba OM è tutto questo universo”, ma è la Māndūkya Upanisad che tratta più estesamente questo soggetto. Essa identifica i tre suoni che compongono tale sillaba, cioè A, U, M, rispettivamente con i tre stati di veglia (vaiśvānara), sogno (taijasa) e sonno profondo (prājña). Contempla anche la dimensione inafferrabile, estinzione di ogni apparenza che è l’OM silenzioso, simbolo di Turīya o “quarto stato”, ossia lo stato di Coscienza non duale che pervade e sostiene i tre stati. Essa conclude affermando che “OM è in verità il Sé – ātman”.

Nella visione devozionale della tradizione hindù questa sillaba rappresenta, con i tre suoni che la costituiscono, le tre principali divinità: Brahmā il creatore, Visnu il conservatore e Śiva il distruttore.

Per chi segue lo Yoga la ripetizione di questo bīja mantra riveste un’importanza particolare in quanto capace di risvegliare, per il suo ineguagliabile valore mistico, la Kundalinī (energia vitale latente).

Negli Yoga-sūtra si afferma che la sillaba OM è la parola che esprime l’essenza del Signore e come tale ci esorta a contemplarne il significato come fosse il Signore stesso.

Da quanto esposto possiamo intuire la notevole mole di significato simbolico che l’Om porta con sé, e non sarà azzardato sostenere che la giusta “risonanza” coscienziale di Om può condurci alla realizzazione della nostra reale natura. OM SHANTI.