Maestro Eckhart era un monaco domenicano vissuto all'incirca tra il 1260 e il 1328.
Contemporaneo di Dante, era un mistico che cercava il “distacco” dal mondo, il silenzio, la solitudine. I temi dei suoi trattati e prediche erano il “nulla” e “il fondo dell'anima”.
Al di là del Padre, del Figlio, dell'Amore c'è la Deità, che possiamo pensare solo come il nulla di ogni pensiero umano su Dio.
In noi, se ci libereremo di ogni scoria mondana, scopriremmo il fondo immutato e immutabile dell'anima. Il fondo senza fondo. Come una coppa svuotata di tutto, anche dell'aria che contiene, verrebbe fatta salire al cielo in forza del suo vuoto, così il “distacco” dell'anima da ogni cosa, da ogni desiderio, da ogni sua proprietà la rende “pura” e costringe Dio a discendere in noi come suo luogo naturale.
Vivendo nel distacco troveremmo la nobiltà dell'uomo interiore e riceveremmo ogni consolazione in Dio.
Per l'arditezza delle sue affermazioni, maestro Eckhart è stato processato e condannato dalla chiesa per eresia. Morì prima che la condanna pontificia fosse pronunciata.
In questo superbo esponente della teologia mistica ritroviamo una eccellente sintesi tra la spiritualità cristiana e la spiritualità orientale. Definito il “padre della speculazione tedesca”, Eckhart rielabora il pensiero di Plotino, Dionigi l'Areopagita e del neoplatonismo in genere. Nel suo pensiero si scoprono importanti analogie con il pensiero delle Upanishad, del Vedānta e del buddhismo.